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New York Times: come nasce il quotidiano più famoso della Grande Mela

Alzi la mano chi non conosce il New York Times, una delle testate giornalistiche più famose al mondo, che ogni giorno porta le notizie a milioni di americani – e non solo. Il NYT (detto anche “The Gray Lady” – ovvero la “Signora in Grigio”) nasce a New York ma conosce in pochi decenni una enorme diffusione, imponendosi nella stampa mondiale, anche grazie alla lungimiranza del suo proprietario Adolph Simon Ochs.

Vincitore di ben 112 premi Pulitzer dalla fondazione a oggi (più di qualsiasi altra testata giornalistica), il suo sito Web è uno dei siti di notizie più popolari d’America. La versione cartacea, invece, rimane il più grande quotidiano metropolitano locale negli Stati Uniti (e il terzo quotidiano più stampato al mondo dietro The Wall Street Journal e USA Today).

Conoscerete forse il motto che accompagna il NYT dal 1896 e che nel cartaceo attuale appare nell’angolo in alto a sinistra della prima pagina:

All the News That’s Fit to Print (Tutte le notizie che meritano di essere stampate).

Ma conoscete la storia della testata dalla sua fondazione fino ai giorni nostri, e le vicissitudini che ne hanno segnato il destino in modo profondo? Continuate a leggere se volete saperne qualcosa in più.

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Storia del New York Times

Era il 18 settembre del lontano 1851 quando fu pubblicato per la prima volta il NYT – seppur con un titolo leggermente diverso. La testata nacque infatti come New York Daily Times da un’idea dei giornalisti Henry Jarvis Raymond e George Jones, che dichiararono sul primo numero:

Pubblichiamo oggi il primo numero del New York Daily Times e intendiamo pubblicarlo ogni mattina (domenica esclusa) per un numero indefinito di anni a venire.

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Il primo numero stampato del New York Daily Times

L’obiettivo dei fondatori era quello di creare un luogo in cui riportare le notizie in modo sobrio e obiettivo – diversamente da ciò che veniva fatto dalle altre testate newyorkesi. Il NYT si rivolgeva quindi a un pubblico americano colto, intellettuale, e non al popolo alla ricerca dello scandalo e del sensazionalismo. Fu proprio questa la fortuna del giornale e ciò che lo fece emergere in pochi anni dalla massa delle altre testate cittadine.

Nel 1896, dopo la morte dei fondatori, la testata passò nelle mani di Adolph Simon Ochs (la cui famiglia è ancora oggi proprietaria del marchio). Fu lui a cambiare il nome in New York Times e ad aggiungere il motto che conosciamo. A Ochs si deve anche il merito di aver portato il NYT a un livello internazionale (quello che oggi è il New York Times International).

Alcuni eventi importanti

Oltre cento anni fa, il Times si è impegnato a “dare le notizie in modo imparziale, senza timori o favori, indipendentemente dal partito, dalla setta o dagli interessi coinvolti”. Quell’impegno rimane vero oggi: seguiamo la verità, ovunque essa conduca.

Non è possibile esercitare il mestiere del giornalista e raccontare quello che succede senza schierarsi, inevitabilmente, e prendere anche una posizione politica – e il NYT non è libero da questo dogma. Nel corso della sua lunga vita, la testata è stata più volte coinvolta in eventi politici di portata internazionale che hanno segnato una profonda spaccatura con le autorità nazionali – in nome della verità e della libertà di stampa contro le censure.

Ecco due esempi particolarmente emblematici. Nel 1937, la testata lanciò una serie di attacchi editoriali contro l’intenzione dell’allora Presidente Franklin D. Roosevelt di aumentare il numero dei membri della Corte Suprema da nove a quindici – tutti scelti dal presidente stesso.

Nel 1971, invece, la testata pubblicò estratti del Rapporto dell’Ufficio del Segretario alla Difesa Vietnam Task Force, commissionato dall’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara qualche anno prima. Il Governo, guidato dal Presidente Nixon, cercò in ogni modo di bloccare l’ulteriore pubblicazione di questi documenti segreti, nel frattempo condivisi anche da un altro giornale, il Washington Post, ma essi videro la luce lo stesso. Questo evento, noto come Pentagon Papers ed egregiamente narrato dal regista Steven Spielberg nel film “The Post”, fu la miccia che precedette lo scandalo Watergate, quello che costrinse Nixon alle dimissioni (1974).

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Il numero del NYT dedicato ai “Pentagon Papers”

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Il NYT oggi

Con l’avvento di Internet e di strategie comunicative molto più veloci, il NYT ha saputo innovarsi e restare al passo coi tempi. Già nel 1995 fu lanciata la prima edizione online del giornale, e il motto sul portale si è convertito in:

All the News That’s Fit to Click (Tutte le notizie che meritano di essere cliccate).

Nel 2005 è stato introdotto un abbonamento che permette agli iscritti di accedere a contenuti online esclusivi (oggi solo alcune delle notizie restano fruibili gratuitamente). L’anno successivo tutto ciò che viene stampato diventa fruibile online grazie alla versione elettronica del NYT chiamata Times Reader.

Dal sito del NYT è possibile accedere anche all’archivio della testata, che raccoglie le scansioni digitali di tutti i numeri stampati dalla fondazione a oggi. Il servizio (riservato anche questo solo agli abbonati) è un ottimo modo per ripercorrere gli eventi salienti della storia degli ultimi due secoli – con particolare attenzione a quelli che hanno interessato gli Stati Uniti.

Per quanto sia nato come testata apartitica, è divenuta consuetudine negli anni, per il NYT, sostenere esplicitamente il Partito Democratico e il suo candidato alle elezioni presidenziali. È accaduto negli ultimi decenni con Bill Clinton, Al Gore, Barack Obama, Hillary Clinton.

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