“Flic Story”: storia di un poliziotto sopra le righe

Prendete un poliziotto giovane e idealista, con metodi investigativi piuttosto discutibili. Aggiungeteci un super criminale dal grilletto facile appena evaso da un manicomio e una serie di personaggi-macchietta a fare da contorno ai due protagonisti. Calate il tutto in una Parigi appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale e il gioco è fatto. Questi sono gli ingredienti di Flic Story, il libro di cui voglio parlarvi oggi.

Flic Story: la realtà dietro il romanzo

Per quanto possa sembrare un’avventura rocambolesca ai limiti dell’incredibile, si tratta di una storia vera. Roger Borniche, autore e protagonista del romanzo, fu un poliziotto della Sicurezza nazionale francese e contribuì alla cattura di alcuni dei criminali più efferati nella Francia del secondo dopoguerra. Fra questi, Emile Buisson: ladro per mestiere, assassino per passione, si macchiò trentotto omicidi e innumerevoli altri crimini prima di finire ghigliottinato nel febbraio del 1956. (Sì, anche io mi sono sorpresa a scoprire che la pena di morte in Francia fu abolita solo nel 1981).

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Il rapporto di Borniche con la criminalità organizzata è a dir poco singolare. Egli, come del resto tutti i suoi colleghi, si fa aiutare dalle soffiate dei piccoli malviventi che lascia a piede libero apposta per questo. Chiude un occhio (talvolta anche due) di fronte alla prostituzione, ai piccoli furtarelli, ai crimini di poco conto per avere una schiera di informatori sempre pronta quando serve. Sarà proprio grazie alla complicità di un compare di Buisson che il nostro poliziotto riuscirà a recuperare il malvivente e metterlo dietro le sbarre.

Al di là della collusione fra forze dell’ordine e piccola criminalità organizzata, il romanzo fornisce un racconto dettagliato delle tecniche di indagine che esistevano negli anni Quaranta. Dal modo in cui si prendevano le impronte alla gestione degli archivi, dalle perizie balistiche alle foto scattate sulla scena del crimine, Borniche racconta ogni dettaglio della vita del poliziotto – e mostra a noi lettori come sia cambiata la tecnologia investigativa in una manciata di anni.

La mia opinione

Ho comprato questo libro, rigorosamente usato come dimostra anche la copertina che ha visto tempi migliori, su una bancarella a Porto Ferraio, l’ultima sera che sono stata in trasferta all’isola d’Elba. Mi ha colpito per questa copertina che sembrava la locandina di un film e per la trama che mi sembrava piuttosto intrigante. L’ho pagato pochi euro, l’ho messo in valigia e sono tornata a casa credendo di aver comprato un libro sconosciutissimo.

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Solo qualche giorno dopo, documentandomi su Internet, ho scoperto che Roger Borniche è stato uno degli autori francesi più prolifici e amati nel genere giallo/noir del Novecento – tanto da aver lasciato la polizia, a un certo punto della carriera, per diventare scrittore a tempo pieno. Giusto per darvi un’idea della fama che ha riscosso questo libro (in Francia ma non solo) vi dico che da esso è stato tratto addirittura un film con Alain Delon nella parte del protagonista. Se siete incuriositi, il film potete guardarlo gratuitamente (una volta tanto) sulla piattaforma streaming di RaiPlay.

Consigliato a chi vuole intraprendere una lettura leggera e spensierata, a chi vuole fare un tuffo in un passato temporalmente non troppo lontano ma culturalmente distante anni luce dal nostro frenetico presente. La scrittura di Borniche – asciutta, austera, da poliziotto – è anche ricca di ironia e di modernità, e riesce a tratteggiare con sapienza ritratti vivi dei personaggi con cui ha a che fare.

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