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“La Svedese”: romanzo di formazione (sbagliata) nel cuore della Capitale

Chi è veramente Sharon, detta “La Svedese”? Cosa l’ha portata sul tetto di Roma, a guida delle organizzazioni criminali che si spartiscono il mercato della droga?

La Svedese: storia di una discesa agli inferi nel cuore delle Torri

Dopo la trilogia che per protagonista il PM Manrico Spinori (“Il suo freddo pianto”, “Un cuore sleale”, “Io sono il castigo”), tutta ambientata prima della pandemia (benché l’ultimo libro sia uscito nel 2020), Giancarlo De Cataldo ci porta ancora una volta nell’anima nera della Capitale, nelle periferie che sono terra di nessuno. Lo fa raccontandoci la storia di una ragazza come tante che si rende conto improvvisamente del proprio potere e che cerca di sfruttarlo al meglio, avendo come unico obiettivo quello di fare abbastanza soldi per lasciare finalmente le Torri e ricominciare daccapo.

Come ha spiegato lo stesso autore, “La Svedese” è una storia ancorata al contemporaneo, ambientata proprio quando in Italia imperversa la pandemia e il mondo piano piano si chiude in casa. È una riflessione sulla pandemia vista da un punto di vista inedito, quello della periferia povera che non può e non vuole sottostare ai decreti legge che progressivamente ingabbiano la popolazione per cercare di contenere il contagio.

Ecco allora che, nella vita di Sharon, continuano a susseguirsi feste, rave clandestini, “ammucchiate” in barba alle leggi e alle limitazioni imposte dal Covid. Tutto questo mentre la pandemia è sullo sfondo, menzionata solo di striscio di tanto in tanto.

Potremmo definirlo un romanzo di formazione, ma al contrario. Una vera e propria discesa agli inferi per Sharon, puntellata di brutali omicidi e altri crimini efferati. E un finale inaspettato che lascia noi lettori con addosso un senso di angoscia.

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Attorno alla protagonista ruotano personaggi diversi, misteriosi, che nascondono segreti e doppiezze. C’è Fabio, il ragazzo di Sharon che ha rappresentato l’innesco della ascesa sociale. C’è il Principe, un enigmatico nobile decaduto (non così nobile? non così decaduto? non vi dico altro). E infine, ultima ma non per importanza, c’è la grande protagonista delle Torri: la criminalità organizzata, fatta di fedeli alleati e spietati traditori. Insomma, un agglomerato di volti, figure, storie che si intrecciano a più riprese a quella della protagonista – a dimostrazione del fatto che nessuno si salva (o si condanna) da solo.

L’autore Giancarlo De Cataldo

Ho incontrato il signor De Cataldo qualche mese fa, in occasione del Festival del Giallo (di cui ho parlato in questo articolo). Proprio al Festival, l’autore ha presentato in anteprima “La Svedese”, che ha definito ironicamente una “Pretty Woman in salsa Tor Bella Monaca”.

De Cataldo, magistrato prima che scrittore e sceneggiatore (è ufficialmente in pensione dal primo giugno di quest’anno, come ha tenuto a sottolineare durante la presentazione) è noto al grande pubblico dei lettori per il suo libro Romanzo criminale, uscito nel 2002, da cui sono stati tratti un film e una serie TV. Tuttavia l’autore si occupa da sempre, forse anche per sua deformazione professionale, di criminalità organizzata a Roma, in varie epoche e da vari punti di vista.

Ogni tempo ha il suo crimine e ogni contesto ha i suoi criminali – ha detto durante la presentazione. – Riflettere sul lato oscuro di un certo periodo storico ci può aiutare a comprendere meglio quel periodo nella sua totalità.

Secondo De Cataldo, il genere noir (o crime, per dirla all’inglese) si inserisce nei vuoti lasciati dal giornalismo investigativo, andando a raccontare i crimini e le stragi dal punto di vista dei protagonisti – quello che non viene mai ascoltato. L’autore di noir si fa delle domande, prova a entrare nella mente e nelle azioni dei criminali per raccontarli da dentro, in modo più autentico possibile ma senza sensazionalismi.

Scrivere il noir

Ma come si scrive un romanzo noir? Da dove si prende l’ispirazione? A margine della presentazione, ho voluto chiedere al signor De Cataldo quale fosse la sua fonte di ispirazione per un possibile giallo. Ecco la sua risposta:

Per i quaderni neri pieni di appunti bisogna rivolgersi a Lucarelli [Carlo, ndr], la cui collezione di Moleskine neri è notoria. Personalmente, non credo che tutto il crime, tutto il noir prenda spunto dalla realtà.

Alcuni di noi scrivono splendide storie non aderenti al contemporaneo – ad esempio, Donato Carrisi scrive storie assolutamente metafisiche. Insomma, ci sono alcuni di noi che traggono spunto dalla realtà e altri che invece lavorano sulla fantasia. Questi ultimi, magari, dicono cose importanti sulla realtà ma raccontandola in tutt’altro modo.


Potete acquistare il romanzo di Giancarlo De Cataldo, “La Svedese”, al link qui sotto:

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