vero giornalista la strega che scrive

5 cliché sulla figura del vero giornalista (ovvero, un po’ di ironia su questo mestiere)

Come riconoscere un “vero giornalista”? Quella del giornalista è molto più di una semplice professione – è una missione vera e propria che ti condiziona la vita e che ti porta, tuo malgrado, ad assumere determinati comportamenti (non sempre sani e corretti).

Sulla figura del giornalista aleggiano poi degli stereotipi, dei cliché che si sono incastonati nell’immaginario collettivo e che sono difficili da scardinare. Eccone qualcuno.

1. Il vero giornalista è uomo

Fare il giornalista è un mestiere da uomini duri e coraggiosi – non certo una cosa da femminucce. Servono i nervi saldi per affrontare viaggi e raccontare la realtà, anche quella più sgradevole e truculenta (ad esempio guerra, mafia, disastri naturali).

Una donna non può occuparsi di tutto questo senza restare emotivamente coinvolta. Pensateci: Joseph Pulitzer, Enzo Biagi, Truman Capote, Carl Bernstein, Tiziano Terzani…le più importanti penne che hanno scritto la storia del giornalismo mondiale sono state tenute in mano da uomini.

2. Il vero giornalista è un asociale

Un giornalista che si rispetti passa la notte chiuso nel proprio bugigattolo a scrivere pezzi, controllare reportage, confrontare nomi e informazioni. Un tempo si spostava per andare a consultare archivi o biblioteche – ora può disporre di ogni tipo di informazione possibile grazie a Internet: un vero e proprio toccasana per la sua asocialità e la sua scarsa voglia di frequentare il mondo!

Leggi anche: “Professione Reporter”, ovvero la missione dietro il giornalismo

3. Il vero giornalista fuma

Nell’immaginario collettivo, il giornalista è sempre chino sulla macchina da scrivere (o sulla tastiera del PC), avvolto da una nube di fumo proveniente dalla sigaretta perennemente accesa che ha fra le labbra.

4. Il vero giornalista beve (troppo) caffè

Il vero giornalista non dorme mai, resta sveglio anche la notte a caccia dello scoop o per trovare informazioni su un efferato criminale o su uno scandalo politico. Ergo, ingurgita litri di caffè per tenersi sveglio.

Inizia la sua giornata con un paio di caffè, e continua a bere caffè fino a notte fonda. Il mix caffè e sigaretta è quello che ci vuole per tenere i nervi a fior di pelle e per essere sempre reattivi e scattanti.

Leggi anche: 5 (+1) buoni motivi per diventare giornalista

5. Il vero giornalista è maleducato

Sempre a caccia dello scandalo che attirerà i lettori, il buon giornalista rincorre le sue prede a qualunque costo, anche a rischio di rendersi antipatico e insopportabile. Fare domande è il suo mestiere, e impicciarsi con maleducazione degli affari altrui sembra essere l’unico modo per ottenere le risposte che gli servono.

Quanto c’è di vero in tutto questo

Se io dovessi seguire questo schema, non potrei essere qui a parlarne. Innanzitutto sono una donna, poi non fumo (mai neanche un tiro!), infine non credo di essere insistente e maleducata quando si tratta di fare un’intervista – almeno nessuno si è mai lamentato.

Ammetto che, da quando ho iniziato a lavorare, ho iniziato ad apprezzare almeno il caffè. Pur essendo partenopea, non ho mai particolarmente amato il sapore di questa bevanda – nemmeno quando ero studentessa, e il caffè avrebbe potuto rivelarsi utile per restare svegli nelle interminabili sessioni di studio.

La mia prima direttrice mi disse che non sarei mai diventata una brava giornalista perché non fumavo come una turca e non bevevo caffè – due abitudini che ha cercato di inculcarmi, finché ho collaborato con la sua testata. Chissà se aveva ragione…

Se la mia carriera da giornalista vi incuriosisce, in questo articolo vi racconto di come e perché ho iniziato questo mestiere.


In copertina Robert Redford e Dustin Hoffman in una scena di “Tutti gli uomini del Presidente”, film che racconta l’impresa giornalistica di Bob Woodward e Carl Bernstein ai tempi dello scandalo Watergate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *