long live the witch

“Long Live The Witch”: cosa significa essere una strega (ieri e oggi)

Recentemente mi è capitato di partecipare alla presentazione di una bellissima graphic novel dal titolo che mi ha subito conquistato: “Long Live The Witch”, dell’illustratore Jean Louis Casazza.

Al di là delle stupende tavole illustrate, che davvero meritano grande attenzione, ciò che mi ha più colpito di questo libro è stato il messaggio che c’è dietro, più che mai attuale in un momento in cui la disparità di genere e la violenza contro le donne rappresentano la prima notizia di cronaca nera di giornali e telegiornali.

Casazza è partito dalla figura della strega, che è un po’ la figura della donna per eccellenza, e ne ha ricostruito la storia attraverso le epoche e le leggende fino ai giorni nostri. Tavola dopo tavola è possibile osservare come questa figura assuma caratteristiche sempre più malvagie e negative, e la donna diventi sempre più oggetto di violenza e prevaricazione.

long live the witch

Perché ha scelto di raccontare questa figura nella sua graphic novel?

Ci sono vari motivi. Innanzitutto, si tratta di un’immagine correlata, almeno in Occidente, a un personaggio negativo. Tutti sanno che la strega è vecchia donna brutta e con il naso aquilino, che vive in solitudine e che armeggia attorno al calderone.

In realtà, e questo è il messaggio del mio lavoro, tutte le donne sono chiamate streghe quando sono diverse, quando non ricalcano i canoni stabiliti dalla società. Ecco perché, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, il ruolo della strega in società è stato ribaltato: eterna ribelle, ma anche vittima di una società ancora troppo appannaggio maschile, icona femminista, ma anche personaggio pop, quasi simpatico.

Una figura che ha certamente influenzato la mia infanzia e che ha lasciato una traccia nella mia memoria, in questo senso, è la sorella di mio nonno paterno. Da bambino trascorrevo due mesi in Italia con i miei nonni in alta Val Trebbia.

Capitava che incontrassi anche questa signora discreta e gentile, che viveva da sola, in disparte, quasi nascosta. Raccontava leggende e storie dei boschi, e io serbo il suo ricordo ancora oggi.

Ritiene che la condizione delle donne sia migliore o peggiore rispetto al passato?

In generale, i miglioramenti per le donne ci sono stati. Non vengono più bruciate o torturate, possono studiare e lavorare, sono emancipate. Se guardiamo indietro anche solo all’Ottocento, troviamo che le donne erano considerate al pari dei bambini – anche se proprio le donne giocarono un ruolo importante nella rivoluzione francese, con la marcia su Versailles.

Oggi ci sono indubbiamente meno disuguaglianze sociali. Le donne come gli uomini hanno diritto di voto, hanno la possibilità di abortire, possono divorziare, c’è maggiore uguaglianza di lavoro. Tuttavia, tanti secoli di repressione hanno comunque lasciato uno strascico. Il ruolo della donna in società sarebbe molto più simile a quello dell’uomo, se non vi fosse stato un periodo di oppressione così lungo.

Una delle prime figure che si incontrano nella sua graphic novel è quella biblica di Lilith, che pochissimi conoscono. Può dirci qualcosa di lei?

Diciamo che il progetto di questa graphic novel nasce proprio grazie a questa figura. Anni fa mi trovavo a Orvieto e ho assistito a una piccola mostra sul personaggio di Lilith, che ha stuzzicato la mia curiosità. Creata da Dio al pari di Adamo, viene occultata dalle Sacre Scritture perché volle ribellarsi al patriarcato e all’autorità maschile. Su di lei si trovano solo un paio di versetti nella Genesi, quelli che ho riportato sulla tavola, e poco altro in altri libri.

Ispirato dalla mostra e da mie ricerche personali, ho fatto poi qualche tavola illustrata dedicata a questo personaggio. I miei disegni sono piaciuti all’editore, che mi ha suggerito di continuare a disegnare per creare una graphic novel.

Per articolare meglio il progetto, ho ricercato altre figure di donna-strega, andando a scavare tanto nella storia quanto nel mito. Un personaggio su cui ho voluto accendere i riflettori è quello di Circe, figura temuta ed emarginata nota a noi grazie alla sua presenza nel poema omerico dell’Odissea.

Prima di lei, nella storia delle civiltà antiche compaiono altre figure di streghe. A volte si tratta di donne potenti, malvagie, altre volte solo di benevole guaritrici. Si pensi che, nel passato, le streghe erano l’unico modo per la gente povera di accedere alle cure pseudo-mediche.

Con l’avvento dell’Impero Romano, la sopravvivenza delle streghe diventa sempre più rischiosa. Mi riferisco, per esempio, alla Lex Cornelia, dell’81 a.C., che puniva con la morte chi era accusato di stregoneria. Alle persecuzioni romane si aggiungono poi quelle perpetrate dai cristiani, che progressivamente assimilano la stregoneria all’eresia.

Quali sono state le sue fonti di ispirazione per i disegni?

Alcuni riferimenti sono a persone che ho conosciuto. Ad esempio, come ho detto, la figura della vecchia è il mio ricordo della sorella di mio nonno. Eva invece, la donna che ha oltrepassato il limite di Dio, è certamente trasgressiva – ma ho voluto anche darle anche un’aura di innocenza, di giovinezza.

Poi, per altre figure, ho ripreso alcuni disegni che ho fatto nel passato, oppure mi sono ispirato a persone e visi che ho conosciuto. Il filo conduttore di tutta la storia, tuttavia, è la bambina che cresce e diventa grande insieme al suo gattino nero.

Come ha scelto il titolo della graphic novel?

Il titolo vuole essere un augurio a una nuova generazione di streghe moderne che, grazie all’istruzione e alla cultura ma anche grazie al loro temperamento forte, possono elevarsi nella società.

Nell’ultima tavola del libro ho voluto inserire la citazione “Ding Dong…the Witch is dead”, tratta da una canzone de “Il mago di Oz”. In effetti, la strega è morta davvero – ma quella caricaturale, dei cartoni. Lunga vita alla strega simbolo dell’indipendenza e dell’emancipazione femminile!

Quindi, secondo lei, le streghe esistono ancora nella società odierna?

Secondo me sì. Oggi abbracciare l’immagine della strega, per me, significa rivendicare la propria libertà, l’indipendenza, il libero arbitrio. Essere strega oggi vuol dire lasciare dietro di sé secoli di buio e repressione, di condizionamento negativo, che hanno piegato ma non spezzato il pensiero delle donne (ma hanno avuto conseguenze drammatiche: ci sono volute quattro ondate di femminismo per risalire la china).

Essere strega oggi è una scelta di libertà. È vero, oggi le donne non vengono più bruciate sul rogo per le proprie idee, ma il giudizio impietoso della società è ancora forte, e molti passi in avanti devono ancora essere compiuti. Una donna troppo libera, troppo emancipata, non viene bruciata ma viene certo criticata ed emarginata, e subisce lo stigma.

Potete acquistare la graphic novel di Jean Louis Casazza a questo link.

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