Le tracce fantasma

“Le tracce fantasma”: perché vivere nei ricordi è sempre una pessima idea

Questa settimana voglio parlarvi di un libro che mi ha tenuto compagnia nel mese di settembre e che mi ha lasciato piacevolmente sorpresa. Sto parlando di “Le tracce fantasma” di Nicola H. Cosentino (Minimum Fax).

Un romanzo che parla di musica, come si evince dal titolo e dalla stupenda copertina su cui campeggia un vinile in mille pezzi. Ma anche una storia di grande introspezione, che dà al lettore la possibilità di guardare un po’ dentro se stesso seguendo le vicende narrate nel libro.

La storia

Il protagonista del romanzo è Valerio Scordìa, ha 38 anni ed è un critico musicale con un passato da chitarrista in una band. Viveva per la sua chitarra, sperando nell’occasione della vita, e con il tempo ha dovuto abbandonare il suo sogno per un rancore mai davvero superato. Il suo ex migliore amico Giacomo Irrera, un tempo cantante della band, ha dato avvio a una brillante carriera da solista che gli ha portato fama, successo e un sacco di soldi.

Ma il mancato successo come chitarrista non è l’unico motivo di rimpianto per Valerio. Ossessionato da Anna, l’unica relazione importante della sua vita, egli è incapace di andare avanti e di ricambiare l’amore e le attenzioni di una donna entrata di soppiatto nella sua esistenza ma destinata a restarvi.

La triste monotonia di Valerio viene turbata dall’arrivo del nipote Alfredo, che si presenta ai provini di X-Factor con un brano inedito, intenzionato a sfondare nel mondo della musica come lo era stato suo zio qualche decennio prima.

Mentre è alle prese con le audizioni del nipote, un’importante e insperata opportunità lavorativa si manifesta nella vita di Valerio. Elisabetta Maffoni, affascinante signora della radio e della carta stampata, gli propone di scrivere la biografia di Arianna Lago, una delle più emblematiche voci femminili del panorama musicale italiano contemporaneo.

Saranno proprio il nipote e la signora Maffoni, ognuno a suo modo, a tirare fuori Valerio dal baratro grigio in cui lui stesso si è cacciato e dove i fantasmi del suo passato che continuano a tormentarlo (aiutati da generose dosi di alcol).

Cosa sono le tracce fantasma?

Il titolo del libro per me era un enigma, perché ignoravo cosa fossero le ghost tracks. Per chi non lo sapesse, si tratta di un brano musicale presente all’interno di un album, ma la cui esistenza non viene indicata nella lista delle tracce sulla copertina. Si tratta, in altre parole, di una specie di sorpresa per l’ascoltatore, che non si aspetta di sentire una canzone non presente nella track list.

La traccia fantasma è la canzone che Arianna Lago ha scritto per se stessa e conserva in un cassetto, perché i suoi discografici non la ritengono atta a essere pubblicata. Ma ci sono molte tracce fantasma anche nella vita di Valerio, pronte e in attesa di essere ascoltate.

Alcune riguardano la sua storia familiare, il suo ruolo di fratello assente, di figlio sempre lontano, di zio “matusa” che non capisce granché dei tempi moderni. Altre riguardano invece il rapporto con le donne, Anna prima e la vicina di casa Mirella ora. Altre ancora sono legate a doppio filo alle occasioni che Valerio ha deciso di lasciarsi sfuggire e che avrebbero potuto cambiargli la vita, come l’hanno cambiata invece a Giacomo Irrera.

Il mio giudizio sul libro

Ho conosciuto questo libro e il suo autore in occasione del FLIP (Festival della letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco) di quest’anno. Durante il dialogo con l’autore, la storia mi ha colpito subito per la sua vicinanza a un’altra opera letteraria di qualche decennio più vecchia, che lessi ai tempi dell’università: “Il Soccombente” di Thomas Bernhard.

In quel libro, il protagonista è un pianista che si sente fallito perché sa che non potrà mai suonare al livello di un suo compagno di corso destinato a diventare virtuoso: Glenn Gould. In effetti, questa è un po’ la relazione sempre più sterile che si viene a creare fra Valerio, che ha rinunciato a suonare, e il virtuoso Giacomo Irrera, che invece è diventato una star.

L’alternarsi di passato e presente è, secondo me, la forza di questo romanzo. Nel passato troviamo un Valerio ingenuo, sognatore, innamorato della musica prima che di qualsiasi altra cosa. Nel presente, fra l’ossessione nostalgica per Anna e quella collerica per Giacomo Irrera, impariamo a conoscere un Valerio certamente più cinico e disilluso, ma che non ha perso del tutto la capacità di sognare.

Quando inizia a lasciarsi andare, a fidarsi delle sue sensazioni e a riaprirsi alla vita, ecco che avviene la magia. Come il pallone di una mongolfiera che, gonfiandosi, si allontana sempre più da terra, anche Valerio si libra sempre più in alto, e proprio dall’alto riesce a guardare agli eventi e alle persone della sua vita con oggettività e distacco, comprendendo che non tutto è come lui lo ha sempre pensato.

Insomma, una lettura molto piacevole, che ci insegna che un po’ tutti noi siamo vittime dei nostri stessi limiti, del nostro orgoglio, della stupidità di voler far andare le cose sempre a modo nostro – dimentichi che i piani della vita non sempre corrispondono ai nostri.

L’unica pecca che si può imputare a questo libro, almeno per quanto mi riguarda, è l’uso un po’ eccessivo di tecnicismi concernenti il mondo della musica – a cominciare dal titolo. Certo, possiamo leggere il libro anche senza essere esperti conoscitori dell’universo della composizione e dell’esecuzione musicale, ma talvolta la lettura diventa un po’ troppo pesante se non si capisce bene di cosa si sta parlando.


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