racconto erotico la strega che scrive

5 (+1) consigli per scrivere un racconto erotico

Mi piace leggere di erotismo, e mi piace anche cimentarmi ogni tanto nello scrivere un racconto erotico – con risultati non eccezionali, ovviamente. Credo che l’erotismo, quello vero, quello intenso, quello che si insinua sottile e che ti sconquassa le viscere lasciandoti senza fiato, sia qualcosa di molto difficile da descrivere (sia a parole che con immagini).

Come ricordava sempre la mia professoressa di filosofia al liceo, passione deriva da patior, e patior significa soffrire. Questo per dire che non c’è passione, non c’è eros, che non sia anche sofferenza, struggimento fisico ma soprattutto mentale.

Ma come si scrive un racconto erotico? Esistono delle dritte, dei consigli da seguire per non scivolare nella mera pornografia fine a se stessa, per riuscire a emozionare davvero il lettore (e non solo ad accendere le sue pulsioni più becere)?

Ecco cinque strategie che seguo ogni volta che mi cimento con questo genere letterario così complicato.

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1. Il sesso deve avere un significato

Ciò che ci differenzia dagli animali, ogni tanto, è la presenza di un cervello che pensa e di un cuore con dei sentimenti. Gli animali fanno sesso al solo scopo di riprodursi e mandare avanti la loro specie. Per noi umani, il sesso assume mille significati diversi – dal semplice divertimento alla violenza, dal riavvicinamento di due partner che si erano persi di vista alla ennesima conferma di un amore incrollabile.

Detto questo, mentre guardiamo il foglio bianco in attesa di essere inondato di eros, chiediamoci: perché vogliamo scrivere un racconto erotico? O, meglio, perché i protagonisti del nostro racconto si trovano a fare sesso?

Non è necessario che sia amore, ma deve esserci sempre un motore importante dietro il sesso, tanto importante da giustificare l’atto sessuale e da provocare addirittura un cambiamento, un’evoluzione nei personaggi.

2. Il sesso non è volgare

Non che abbia qualcosa contro le parolacce quando si scrive (qualche volta le uso anche io), ma sarebbe meglio evitare tutti gli appellativi volgari riferiti ai genitali o al rapporto sessuale in sé – se non si vuole ammazzare l’atmosfera. Anche utilizzare i nomi scientifici delle parti del corpo e i tecnicismi presi dal Kamasutra non è una buona idea.

Che fare allora? Come indicare organi, pratiche e posizioni? Il mio consiglio è quello di rimanere sul vago, preferendo eufemismi, termini più generici, allusioni e omissioni. Sesso è una parola unisex, che può andar bene sia per le parti maschili e le parti femminili; non è volgare e non è troppo tecnica.

Per il resto, la nostra lingua ci offre una vasta gamma di parole ed espressioni con cui comporre una scena erotica. È un po’ difficile, ma ce la si può fare – magari consultando un buon dizionario dei sinonimi.

3. Evita i cliché

Se non altro perché rendono il racconto poco interessante e portano il lettore ad annoiarsi. Non è necessario inventarsi amplessi in luoghi impensabili o posizioni impossibili nella vita reale per suscitare l’interesse di chi ci legge.

Le dinamiche del sesso sono più o meno note a tutti, e immutate dall’origine della specie ai giorni nostri. La nostra bravura sta nel creare il giusto livello di suspense, di angoscia positiva, che tiene il lettore incollato alla pagina e curioso di sapere come si svilupperà l’azione (anche se un’idea di come andrà a finire ce l’ha già).

4. Il piacere va spiegato (ma senza esagerare)

Ci sono tante dinamiche dietro il sesso e ci sono tanti tipi di piacere. Ognuno ha la sua idea, ognuno ha la sua storia alle spalle. Ma qual è l’esperienza erotica che stanno vivendo i nostri protagonisti sulla carta? Cosa provano, come si sentono nel momento più alto dell’atto sessuale?

Chiudiamo gli occhi e proviamo a metterci nei loro panni – il che è un eufemismo, visto che probabilmente sono nudi. Concentriamoci e immaginiamo sensazioni, sguardi, parole sussurrate o magari gridate, risate liberatorie o pianti silenziosi. Alle volte basta un sospiro o un labbro stretto fra i denti a manifestare il piacere, altre volte c’è bisogno di qualcosa in più.

Qualunque sia il godimento provato dai nostri protagonisti, la trascrizione virgolettata dei sospiri (o delle grida) in modalità telecronaca – magari pure in caratteri maiuscoli – è da considerarsi illegale. Evitiamo inoltre di dilungarci troppo in descrizioni ricche di particolari. Un racconto erotico efficace deve anche lasciare un po’ di spazio alla fantasia, stuzzicando l’immaginazione di chi legge. Se spieghiamo proprio tutto, non c’è gusto.

5. Dai importanza al “dopo”

I protagonisti del nostro racconto erotico sono appagati dai piaceri della carne. Benissimo, ma cosa succede dopo? Se, come abbiamo detto, il sesso deve essere contestualizzato e deve essere necessario per un cambiamento psicologico dei nostri personaggi, dobbiamo svelare qualcosa di rilevante alla fine dell’amplesso.

Attribuire un’importanza all’atto sessuale, rendendolo responsabile di una serie di cambiamenti per i suoi protagonisti, è ciò che ci aiuterà a dare spessore e profondità al nostro racconto.

Consiglio BONUS: Di che colore è l’eros?

L’intensità della narrazione, il suo colore, dipende da noi. Possiamo scrivere un racconto rosa con una punta di rosso, un racconto rosso intenso, un racconto tanto rosso da sembrare quasi nero.

Possiamo mescolare all’eros altri ingredienti – come il romanticismo, il mistero, la magia, il thriller, il dramma, addirittura l’horror (il connubio eros/orrore è talvolta vincente, anche se non è tra i miei preferiti). La presenza di questi altri ingredienti può aiutarci a scurire i toni erotici, rendendoli più intensi, o al contrario ad alleggerirli.


In copertina una scena del film “Presunto innocente” (1990), con protagonisti Harrison Ford e Greta Scacchi.

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